Torre con cella campanaria

Torre campanaria

 

Nel centro della piazza Vittorio Veneto, accanto al monumento ad Agostino Depretis, s’innalza solitaria la Torre-campanile. Sopra i merli ghibellini è costruita la cella campanaria, oggetto di ammirazione, ma anche di perplessità per l’inusuale accostamento tra un edificio civile di natura militare prima e carcerario dopo, e la sovrastante cella delle campane per l’uso sia religioso che dell’orologio pubblico.

L’origine di questo storico edificio deriva dalla concomitanza di due fattori:

1) sulla Torre sono state poste “provvisoriamente” le campane del campanile della Chiesa parrocchiale crollato nel 1835 

2) nel 1847 venne demolita la Rocca Inferiore di cui faceva parte la Torre, che fu risparmiata in quanto sormontata dalla cella campanaria.

L’origine della Torre risale comunque alla costruzione della Rocca Inferiore, edificio voluto da Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, per scopi di difesa militare, imposta al Vescovo di Pavia Guglielmo Centuario e da questi agli Stradellini che lo costruirono con molti sacrifici.

Breve storia della Rocca perduta: La costruzione risale al 1390 su progetto di Domenico di Benintendi di Guidone da Firenze, ingegnere militare ed esperto di opere fluviali al servizio di Gian Galeazzo, e affidata al mastro muratore Francesco Garrone di Vigevano al costo di 500 fiorini d’oro. La somma fu richiesta dagli Stradellini in prestito, con la garanzia di 16 famiglie stradelline, al Vescovo, che lo concesse venendo loro incontro devolvendo alla comunità le entrate dei dazi su carne, pane e vino. Nel ‘400 il Borgo si presentava arroccato sullo sperone roccioso ove è ancora la parte più antica della città, circondato da alte mura verso la pianura e da un’ampia fossa verso la collina.

La Rocca, ora perduta, occupava un’area di oltre 400 mq. e consisteva in un edificio a forma trapezoidale con due rivellini a ponente e a levante sulla scarpata della Valle dei Mulini e la grande Torre sul lato a mezzogiorno a protezione della Porta Piacentina, che chiudeva il Borgo murato.

Non fu mai usata per scopi militari, era proprietà della Mensa Vescovile di Pavia e dopo tre secoli cominciò la decadenza: nel 1770 circa fu adibita a sede del giudice e ricovero delle merci di spettanza del Vescovo. Era circondata da un fossato che venne riempito nel 1790 dopo le insistenti richieste della Comunità al Vescovo per avere più spazio nella piazza.

I veri problemi iniziarono con l’arrivo dei francesi dell’Armata Napoleonica. Si registrò un vivace scontro tra la comunità filo francese, che rivendicava il possesso della Rocca dopo averla occupata per piantare l’albero della libertà e abbattere i merli, e il Vescovo Giuseppe Bertieri che difendeva i suoi feudali diritti. Nel 1817 il Regio Senato di Torino diede ragione al Vescovo, ma gli consigliò di vendere la Rocca. La Comunità ne venne in possesso nel 1828 con l’acquisto dal Vescovo D’Allegre per lire 10.000 e subito si pronunciò per demolirla allo scopo di allargare la piazza e migliorare la viabilità del centro del Borgo.

Nel 1845 la Comunità deliberò di abbattere la Rocca e nel 1847 la Piazza fu ampliata per fare spazio al mercato e consentire la congiunzione dalla Strada Romea, ora via Trento, alla Strada Inferiore, ora via Cavour, passando davanti alla Chiesa. La Torre fu risparmiata in quanto reggeva la cella campanaria, terminata nel 1837, in sostituzione del campanile crollato l’8 maggio 1834.

                                                                                                                                 CMC

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